Il Codice Atlantico: alla scoperta del genio

Emozionante..non ci sono altre parole per descrivere il sentimento che per almeno mezza giornata ha tormentato il mio animo. Quando scelsi dal catalogo on line della Biblioteca Nazionale Austriaca il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, non mi sarei aspettata tutto ciò. C'è da dire prima di tutto che già soltanto la Biblioteca è qualcosa di spettacolare, avete presente la Bella e la Bestia? Ecco sembra di essere lì...oh amo i libri! Tornando a noi, mi sono presentata, carta d'identità alla mano e il libro che mi consegnarono era un volume davvero enorme e pesante. Il codice che ho sfogliato è l'edizione in facsimile di quello conservato presso l'Ambrosiana di Milano. 

Ho sempre pensato che Leonardo da Vinci fosse un genio ma vederlo dal vivo è qualcosa di magico. Ho trovato alcuni disegni molto eleganti e puliti, altri più sporchi e imprecisi, come se durante la notte avesse avuto un'illuminazione che lo ha costretto ad alzarsi di corsa per non far volare via quel pensiero. Questo codice, che ho avuto la fortuna di sfogliare, può essere definito una sorta di Zibaldone: è una raccolta di disegni, calcoli e appunti. A lui dobbiamo sicuramente le attuali conoscenza scientifiche e matematiche, ma un aspetto che mi ha molto colpita è la scrittura. Forse non tutti lo sanno ma Leonardo Da Vinci era solito usare la scrittura speculare: con essa la lettura è possibile solo se la si guarda con l'aiuto dello specchio. 
La scrittura speculare si crede oggi sia espressione e sintomo di malattia, quali la dislessia. A me personalmente piace credere che lo abbia fatto consapevolmente per mostrarci le sue emozioni e i suoi pensieri. Accanto alle sue stupende creazioni ci sono diversi calcoli, immagino servissero per aiutarlo nelle proporzioni di quello che di lì a poco avrebbe disegnato. Un'altra cosa che mi ha molto colpita del volume è stato il disegno di uomo, anzi di un mezzo uomo: un disegno dove le parti del corpo umano vengono trasformate in quelle di un drago o di una papera, con le ali al posto delle braccia, con un unicorno sulla testa, con un V sul petto destro e un occhio umano al posto del ginocchio. Secondo alcuni, questo disegno rappresenterebbe il disagio interiore e le preoccupazioni dell'artista toscano. La storia di questi preziosissimi disegni e bozze inizia con una fine ossia proprio con la morte del genio Leonardo, avvenuta ad Amboise nel 1519. Il Re Francesco I fu la persona più vicina all'artista, ed è a lui che egli lascia tutto ciò che aveva. Alla morte dell'artista le opere furono date a Fra Melzi, per poi passare al figlio di quest'ultimo, Orazio, nel 1570.
Il ragazzo, non comprendendo l'importanza di ciò che aveva tra le mani, decise di vendere a Pompeo Leoni (1582-1590) l'intera collezione. Quest'ultimo, sotto Filippo II di Spagna, raccolse i documenti di Leonardo in due volumi: Disegni di machine et delle arti secrete, e altre cose di Leonardo da Vinci, raccolti da Pompeo Leoni e il Codex Arundel. Il codice in possesso da Leoni venne lasciato in eredità a Polidoro Calchi, il quale decise di venderlo a Galeazzo Arconati nel 1622. La storia del Codice termina con la donazione di Arconati all'Ambrosiana di Milano nel 1636. Durante la guerra però, nel 1796, Napoleone lo portò in Francia, ma a seguito del Congresso di Vienna, il codice ritornò finalmente a Milano. Infine da ricordare il restauro del 1962 voluto da Paolo VI, il quale portò tutta la documentazione ad una comunità di Monache di Grottaferrata (RM). Secondo lo storico Paolo Galluzzi, il Codice ci regala la possibilità di capire davvero come lavorava Leonardo. E in effetti, questa esperienza mi ha ha dato modo di sentirmi vicina ai pensieri e alle passioni del maestro. 

«[...]E veramente il cielo ci manda talora alcuni che non rappresentano la umanità sola, ma la divinità istessa, acciò da quella come da modello, imitandolo, possiamo accostarci con l'animo e con l'eccellenzia dell'intelletto alle parti somme del cielo[...]» 

Giorgio Vasari, Edizione Torrentiniana del 1550