Die Liebe der Kunst: l'amore ai tempi di Klimt

Gustav Klimt (Vienna 1862- Neubau 1918), fondamentale rappresentante e co-fondatore della secessione viennese è stato un artista che diede vita alla forma dello Jugendstil. L'opera d'arte Liebe, realizzata durante il suo periodo giovanile, rappresenta per Klimt una vera dichiarazione d'amore. Il dipinto ad olio su tela del 1895 si trova oggi all'Historisches Museum der Stadt Wien.
L'amore è rappresentato al centro del dipinto dalle figure degli amanti che, sospesi in uno sfondo scuro e misterioso, emergono deboli ma forte del loro amore. Per Klimt l'ideale di bellezza era rappresentata dalla donna: la femme fatale, giovane, erotica e seducente che nel corso della sua carriera artistica venne sempre di più rappresentata come fosse un essere angelico. Proprio nel dipinto Liebe possiamo notare come la figura femminile emerga molto di più, dallo sfondo scuro, rispetto all'uomo.
L'amore è eterno ma caduco, come le rose che si trovano sulla cornice dorata che circonda il dipinto. L'amore, caduco come la vita: in alto vi sono dipinte le età della donna che rappresentano lo scorrere del tempo. Il dipinto mostra un attaccamento al romanticismo, siamo infatti ancora lontani dallo stile unico e originale che caratterizzerà i dipinti della maturità dell'artista austriaco, anche se possiamo vedere un primo tentativo dell'uso del formato quadrato, qui espresso dalla cornice dorata. Dinanzi al dipinto ho provato inizialmente un forte sentimento rincuorante dovuta alla figura femminile, l'amore che scalda i cuori; successivamente mi sono resa conto della figura tetra dell'uomo e il cuore ha avuto un tremito, poi ho svolto il mio sguardo all'esterno e ho incontrato l'oro, colore lucente e vitale ma infine scorgendo le figure spettrali delle età della vita in alto sono ricaduta in una sorta di pessimismo. Emozioni che si susseguono e cambiano prospettiva nell'arco di qualche secondo. Non so se Klimt avesse un obiettivo particolare ma se l'intenzione era quella di suscitare forti emozioni, con me personalmente ha fatto centro.  

L'altare di San Giovanni da Nepomuceno: retaggio rinascimentale e freschezza barocca


L'altare raffigurante s. Giovanni da Nepomuceno, che si trova nella chiesa di S. Pietro a Vienna, è opera dello scultore vicentino Lorenzo Mattielli (Vicenza, 1687 – Dresda 1748). La sua figura, poco conosciuta, ha avuto un ruolo chiave nel diffondere il gusto barocco fuori dall'Italia, specialmente presso la corte imperiale di Vienna e il principato di Dresda. La raffigurazione del santo si trova a destra dell'altare maggiore e del presbiterio, in opposizione al pulpito ornato dorato di Matthias Steinl (1644- 1727), scolpito nel 1726, e che presenta in cima al baldacchino una rappresentazione della Santissima Trinità.

Esemplare è il modo in cui Lorenzo Mattielli sia riuscito a sfruttare la parte angolare dell'altare, dando vita a una straordinaria opera d'arte. Si può fruire di questo capolavoro sia frontalmente sia lateralmente, che mostrerà tra l'altro una prospettiva molto interessante. Il materiale utilizzato è il legno, poi dorato ed argentato per le sole parti delle nuvole e dell'acqua. Lo sviluppo dei volumi dei personaggi determinano la riflessione della luce sui corpi delle altre figure producendo giochi di luci ed ombre. Per come è descritta l'opera, si ha la sensazione che le figure si muovano e che esse producano un forte effetto drammatico e teatrale. In basso, il basamento presenta tre dipinti ad olio su tela: nel primo a sinistra viene rappresentato il santo, in quello centrale la morte dello stesso e infine a destra troviamo la santa Walpurg. 
Queste opere sono state posizionate lì, non soltanto per dare memoria al canonico, ma anche perché acquisiscono una funzione estetica ossia quella di nascondere i pilastri alla base dell'altare. Per comprendere al meglio la forza dell'opera bisogna conoscere la storia del santo Giovanni da Nepomuceno. Egli nacque in Boemia nel 1330 e iniziò i suoi studi ecclesiastici a Praga. Venne consacrato sacerdote dal vescovo della città. Il Re Venceslao lo volle a corte e fu nominato dalla consorte, Giovanna di Baviera, come suo personale confessore. Il Re, corrotto, temendo l'infedeltà della moglie, e confuso perché il canonico non avesse mai voluto svelare cosa la Regina dicesse durante i loro incontri, decise di ucciderlo. 
Ordinò ai suoi scagnozzi di gettarlo nel fiume Moldava durante la notte, in modo da non venire interrotti da un'eventuale ribellione popolare. Era l'anno 1393. Ciò che ci viene raccontato dallo scultore vicentino è l'esatto momento della morte del canonico boemo. Il Re, alla nostra destra, si erge fiero e potente e con la mano destra tesa ordina a suoi soldati di gettare il canonico dal ponte. 

Il Monarca viene rappresentato come un antico imperatore romano come si evince dalle vesti e dal portamento trionfante. La caduta del canonico è drammatica. Egli, precipitando dal ponte, viene a trovarsi in nuovo spazio, non più quello dell'altare, ma quello della chiesa. Attraverso questo espediente sembra che l'opera d'arte stia comunicando con noi spettatori per coinvolgerci maggiormente nell'azione. 

In alto troviamo la visione della Madonna, seduta su una corona di nuvole e circondata da angeli e putti. La Vergine guarda verso il basso ed osserva la caduta del santo, quasi fosse in attesa della sua venuta in cielo. 
Questa supposizione ce la suggerisce l'espressione dello stesso canonico: egli, nonostante il momento terribile della morte, sembra trovare finalmente pace. La presenza della Madonna scinde realmente dalla morte del santo, ma nonostante questo l'artista è stato capace di far dialogare assieme questi due eventi, sviluppandoli all'usino e creando un unico imperdibile momento. Osservando la figura della della Madonna, in basso a destra troviamo un angelo seduto su un capitello della chiesa.
Anch'essa è una figura chiave per l'opera: non solo rappresenta un punto di collegamento tra la scena del martirio sulla terra e la visione celeste, ma crea un dialogo tra l'altare e la chiesa stessa. L'opera tende a svilupparsi dall'alto verso il basso, fino ad invadere il nostro spazio, alla stregua di quegli artisti che, nel corso del Rinascimento, adottavano questi espedienti per rendere uniche le proprie opere d'arte. San Giovanni da Nepomuceno è qui raffigurato con il tipico abito dei canonici ossia l'almuzia con in mano il crocifisso. Normalmente il canonico viene rappresentato con la palma del martirio, che in questo caso è in mano ad un angelo poco più in basso. 
Secondo la leggenda inoltre, nell'istante in cui il canonico cadde, sul pelo dell'acqua e intorno al suo capo, apparvero cinque stelle e queste da quel momento divennero il suo simbolo. Presso il ponte Carlo a Praga (in ceco Karlův most), luogo della sua morte, è posta la sua scultura. 
Questa viene accarezzata giornalmente da fedeli e turisti in cerca di conforto e fortuna. Secondo la tradizione infatti, esprimere un desiderio, mentre si tocca con la mano sinistra la croce e le stelle contemporaneamente, vuol dire esaudirlo. L'altare di Lorenzo Mattielli è davvero un piccolo gioiello della città viennese che merita assolutamente una visita. La chiesa fonde gli stili e crea un unico spazio capace di impressionare i fedeli. Se si osserva la controfacciata, ma soprattutto le aperture create dalle torrette su cui poggia il tamburo della cupola, ci renderemo conto di come la chiesa stessa fu concepita come un enorme palcoscenico, come se fosse arricchita da balconate e gallerie teatrali. 
Tutto ciò che è stato analizzato rispecchia la società del tempo: nel Seicento infatti si sviluppò e si diffuse l'amore verso l'arte teatrale. Con il fiorire del Barocco, lo stile sfarzoso ed elegante si unì al gusto del dramma e della teatralità.



📷 Crediti fotografici: Sito della Peterskirche Wien
🔎Informazioni: Visita il sito 👉http://www.peterskirche.at/kirche-baugeschichte-fuehrung/johannes-von-nepomuk-altar
📚 Per approfondimenti: John Shearman, Arte e spettatore nel Rinascimento italiano, Jaca Book, Milano, 1995.