Il Cenacolo

Tornando un po' indietro nel tempo vorrei raccontarvi la mia piccola gita a Milano lo scorso aprile 2013.
Sono andata nella capitale della moda italiana per un concerto ma, conoscendomi, sono rimasta un paio di giorni in più per visitare chiese e monumenti importanti della città lombarda!
La cosa a cui tenevo di più era vedere il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Mi piace tantissimo il suo stile, la sua eleganza, la genialità che ha caratterizzato la sua vita! Devo dire che in questa occasione sono stata sbadata ma allo stesso tempo molto fortunata: non avevo idea infatti che si dovesse prenotare per poter vedere il Cenacolo e infatti era tutto pieno, ma aspettando un po' si è liberato un posticino e ho coronato il mio desiderio!
Ludovico il Moro, duca di Milano dal 1480 commissiona a Leonardo e Bramante il rinnovamento della chiesa di Santa Maria delle Grazie, in quanto voleva renderla un mausoleo per lui e la sua consorte. A Bramante viene affidata la tribuna mentre a Leonardo il refettorio.
Probabilmente la commissione a Leonardo è da datarsi intorno al 1494. La sua opera viene terminata sicuramente entro il 1497, data in cui Luca Pacioli cita l'opera nel suo "De divina proportione" dedicata proprio a Ludovico il Moro.
Il Cenacolo si trova su un lato corto della stanza e di fronte ad esso troviamo la crocifissione di Donato Montorfano. 
Crocifissione del Montorfano
L'opera di Leonardo non venne fatta ad affresco ma a tempera grassa su muro, una soluzione del tutto sperimentale del grande genio che però non ha portato molti benefici al suo stato di conservazione, infatti si può accedere al refettorio solo per 15 minuti e l'ingresso è limitato a poche persone, le quali vengono per così dire "risucchiate" dalla sporcizia e dall'anidride carbonica sulle vesti attraverso una stanza apposita. Un ultimo restauro, terminato nel 1998 da Pinin Brambilla Barcillon ha riportato alla luce le forme e il colore delle figure leonardesche che gli antichi restauri non erano riusciti a fare per paura di rovinare l'opera. Nei secoli precedenti infatti veniva inserita colla su colla per evitare che la pittura non si staccasse ma il risultato fu solo quello di scurire moltissimo le figure portandole ad essere marroni e a deformare la loro fisionomia. E' ovvio che Leonardo non avrebbe mai usato quel tipo di pittura! Bisognava togliere tutta la parte scura del dipinto e per questo fu usato il bisturi ma purtroppo ad oggi la pittura originaria è davvero poca e questa durante il restauro non venne reintegrata ma semplicemente ribassata. Durante il lavoro di Pinin Brambilla Barcillon sono stati inoltre ritrovati in alto gli stemmi della famiglia Sforza e degli elementi vegetali, i quali possiamo vederli anche nel Castello Sforzesco.
Il cenacolo prima del restauro


Il cenacolo dopo il restauro
Grazie alla copia dell'opera del suo allievo Giampietrino sappiamo che al lati non ci sono finestre, bensì arazzi! L'idea che voleva dare Leonardo era quella ovviamente della prospettiva, con un punto di fuga centrale e anche quello di continuare idealmente le mura del refettorio e la stessa cena dei domenicani.
Un'altra fonte importante per il Cenacolo è data dalla novella n°58 di Brandello, nipote del priore della chiesa, che ci parla del lavoro di Leonardo. Ci dipinge l'artista come discontinuo, in quanto la mattina si trovava a lavorare al Palazzo Reale per il monumento equestre a Francesco Sforza e a mezzogiorno correva in Santa Maria delle Grazie per salire sul ponteggio e dare qualche pennellata. A volte però Leonardo veniva qui soltanto per ammirare le sue figure.

Il Cenacolo leonardesco recupera l'opera di Andrea del Castagno che aveva già aveva narrato l'episodio nel 1447 che oggi si trova nella chiesa di Sant'Apollonia a Firenze.
Cenacolo di Andrea del Castagno
Particolare: Giuda 
Andrea del Castagno rappresenta la figura di Giuda isolata rispetto a Cristo e agli altri apostoli. La differenza tra Andrea e Leonardo sta proprio nel fatto che, il primo narra l'episodio in modo tradizionale, mentre il secondo inserisce Giuda assieme alle altre figure. Questo avvenne anche nell'opera di Beato Angelico, che si trova al Museo di San Marco a Firenze, in quanto per entrambi i committenti sono stati i domenicani.
L'Eucarestia di Beato Angelico
La critica in questo caso legge una dottrina dell'ordine dei domenicani: questi erano infatti vicini all'idea del libero arbitrio. Essi ritenevano che gli apostoli dovevano agire secondo la propria libertà personale. Quindi come ci sono gli apostoli che aderiscono in modo positivo alla causa di Cristo, c'è chi, come Giuda, lo fa in modo negativo.I domenicano volevano perciò sottolineare il principio di uguaglianza.

Il Cenacolo di Leonardo però non solo differisce per la composizione, che abbiamo scoperto è legata al volere dei committenti, ma si distacca dalle solite narrazioni in quanto egli non rappresenta il momento in cui Cristo spezza il pane ma prende in considerazione il vangelo di Giovanni capitolo 13, versetti 21-26. In questi versi Cristo annuncia agli apostoli che uno di loro lo avrebbe tradito. 

Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 
Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?».
Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
Rispose allora Gesù: «E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.

L'artista rappresenta quindi, non tanto il momento del sacramento dell'Eucarestia, ma il problema umano del tradimento di Cristo. I discepoli vengono divisi in gruppi di tre, mentre parlano e si chiedono chi tra loro posso tradire Cristo. La frase viene pronunciata e capita meglio dagli apostoli più vicini e ovviamente meno da quelli lontani, questo perché negli stessi anni Leonardo stava cominciando ad avvicinarsi allo studio del suono e di come questo si dovesse propagare nello spazio. L'artista quindi applica lo studio fisco alla scena rappresentata. Giovanni solitamente viene rappresentato mentre si china sul petto di Cristo chiedendo se è lui il traditore, in questo caso invece è Pietro che lo obbliga a chiedere a Cristo chi è il traditore. Giuda viene rappresentato come detto tra gli altri apostoli con in mano la borsa con i soldi. Tommaso, a sinistra di Cristo ha un dito alzato per sapere se a tradirlo sarà solo un apostolo, come se non avesse colto appieno l'affermazione. 
Leonardo con quest'opera studia i moti dell'animo, i sentimenti che gli apostoli dovevano aver provato nel momento in cui Cristo fa la sua confessione. Leonardo cura moltissimo il dettaglio, della natura morta, delle ombre, delle tovaglie e le stoviglie. Cura che deriva sicuramente dall'arte fiamminga. Il volto di cristo è imberbe ma con i capelli lunghi.
Volto di Cristo prima del restauro
Volto di Cristo dopo il restauro
Inserisco infine un'immagine relativa agli studi che Leonardo faceva sul corpo umano, nel dettaglio quello della testa che servì per fare le figure degli apostoli.
Studio di testa
Fonti per le foto: il sito meraviglioso http://www.wga.hu/ 
Senza questo non vi avrei potuto far vedere le opere in quanto il Cenacolo non può essere fotografato a causa del suo cattivo stato di conservazione. 

Grazie mille per la vostra attenzione e buone visite a tutti!
Valeria 

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