Galla Placidia, una donna d'altri tempi

Era la fresca mattina del 4 novembre del 2012 quando arrivai in prossimità della Basilica di San Vitale in Ravenna. Accanto ad essa si erge il Mausoleo di Galla Placidia.
La cosa che mi ha sorpresa più di tutte è stato il netto contrasto tra l'esterno, molto semplice e spoglio e il suo interno, così bello e ricco di colori grazie ai preziosi mosaici che ricoprono la cupola, le volte e le lunette.
Prima di parlare del Mausoleo vorrei segnare un profilo storico-psicologico di Galla.

Figlia del grande Imperatore Teodosio I e sorella di Onorio e Arcadio, nacque a Costantinopoli nel 390 ca. La sua vita prese una piega drammatica quando il re dei Visigoti, Alarico, scende in Italia per conquistarla nel 410 d.c. Saccheggiò Roma e si ritirò con un bel bottino, tra cui la stessa Galla. Il suo successore Ataulfo la sposa nel 413 a Narbonne dalla cui unione nasce Teodosio. Nel 416 dopo la morte del sovrano visigoto Galla torna in Italia grazie al fratello Onorio che la fa unire in matrimonio al fedele generale Costanzo III nel 417, dal cui amore nascerà Valentiniano e Onoria. Nel 421 Onorio concesse a Costanzo e alla moglie il titolo di augusti. Morto suo marito Galla fu costretta però a scappare con i figli a Costantinopoli, sotto il regno di suo nipote Teodosio II, in quanto Onorio la perseguitava con attenzioni incestuose. Solo alla morte del fratello, nel 423 Galla torna vittoriosa in Italia grazie all'aiuto dell'imperatore d'Oriente, in quanto Valentiniano era l'unico in grado di poter garantire la continuità della casata di Teodosio. Teodosio II per cui si vide costretto a mettere sul trono d'Occidente suo cugino e così dal 425 Galla resse il regno di suo figlio, ancora minorenne, fino al 437. L'Augusta Galla muore a Roma nel 450 ed è oggi sepolta in S.Pietro in Vaticano, nella cappella di Santa Petronilla. Galla fu un personaggio storico di grande rilievo, una donna forte, straordinaria di cui però ci restano davvero poche notizie, è avvolta nel mistero tipico del periodo medievale.

Dal V secolo la corte imperiale venne spostata da Milano a Ravenna e questo portò allo sviluppo della città. Grazie a Galla possiamo oggi ammirare la Basilica di S. Giovanni Evangelista, il Battistero Neoniano o degli Ortodossi (per distinguerlo da quello degli Ariani fatto da Teodorico) e appunto il Mausoleo di Galla Placidia. Quest'ultimo venne edificato tra il 425 e il 430, dopo il ritorno da Bisanzio di Galla, e lo troviamo isolata rispetto ad altre costruzioni. Inizialmente questa piccola costruzione a croce latina era destinata a fare da oratorio a S. Lorenzo, il sacello era originariamente attaccato all'ardica della Chiesa di S.Croce, poi demolita nel 1602 per poter creare l'attuale Via Galla Placidia.
Poco prima di entrare la mia testa pensa e immagina quel che può trovare all'interno di questo minuscolo edificio ma nulla è come sembra...sopra di me si apre un cielo stellato, è la volta a botte più scintillante che abbia mai visto! E' di un azzurro profondo e ha molte decorazioni circolari e bianche margherite. Di fronte all'ingresso troviamo un sarcofago, erroneamente attribuito a Galla Placidia. Nonostante questo si tratta di un importante sarcofago romano riutilizzato. I mosaici del mausoleo presentano una particolarità davvero unica: il conflitto tra bidimensionalità e tridimensionalità. Nella lunetta sopra la porta di ingresso è rappresentato il Buon Pastore, dal volto sereno, giovane e senza barba, con abiti regali come il mantello color porpora e ha il nimbo, simboleggia quindi Dio. Cristo è in torsione il cui corpo divide le pecore e questo elemento richiama alla terza dimensione. Si ha perciò un vero e proprio gioco di accettazione e, allo stesso tempo, di negazione della superficie.
Camminando più avanti nel mausoleo incontriamo, nella lunetta sopra il sarcofago attribuito a Galla, la scena di S. Lorenzo. Viene descritta la scena del martirio del santo, con la croce sulla spalla, poco prima di morire sulla graticola. Purtroppo qui l'effetto del conflitto tra le dimensioni è poco accentuato per via della finestra che divide il mosaico. 
Nelle restanti due lunette laterali troviamo due composizioni identiche: una coppie di cervi ciascuna in riferimento al salmo 42. Questi maestosi animali si abbeverano e sono avvolti da tralci d'acanto. Prendendo in esame un cervo possiamo notare come questo abbia una consistenza plastica e naturalistica ma con attenzione possiamo vedere come i tralci che avvolgono il suo corpo sono bidimensionali.
Nelle lunette del tamburo troviamo gli apostoli a coppie, vestiti alla romana con la toga bianca, in atteggiamento di acclamazione. Le figure si trovano su un prato in cui il fondo è unito, tutto blu che tende a diventare più astratto. La cosa che mi ha colpito di più è stato l'uso del color oro in queste lunette del tamburo, quasi a sottolineare la solennità del momento, ha una funzione simbolica. Sopra le figure troviamo un elemento particolare che accomuna moltissime basiliche e chiese medievali soprattutto paleocristiane: la camera fulgens. Questo elemento doveva ricordare i bellissimi tessuti preziosi in seta con fil d'oro o argento che venivano messi proprio nel punto più alto dei catini absidali! Ovviamente questa tradizione si perse col tempo e fu sostituita dalla raffigurazione in mosaico della camera fulgens, è solo una trasposizione figurativa, un residuo della stessa.
Infine, ma non per importanza o bellezza, alzando gli occhi al cielo (e si può dire per davvero!) troviamo una cupola splendidamente decorata a mosaico, il cui fondo è di un blu intenso, con la presenza di moltissime stelle. Al centro del cielo c'è una croce e ai lati, nei pennacchi, ci sono i simboli dei quattro evangelisti: l'Angelo di Matteo, il Toro di Luca, il Leone di Marco e l'Aquila di Giovanni. Un effetto, non solo visivo, mi consente di notare come il mosaicista abbia fatto delle stelle mano a mano più grandi verso i pennacchi, mentre vicino alla croce sono leggermente più piccole. 
Un ultimo appunto riguardante gli altri due sarcofagi presenti nel mausoleo: a sinistra troviamo quello attribuito al generale Costanzo III, il quale è decorato sul fronte con due agnelli con gli apostoli Pietro e Paolo e sul monte troviamo l'Agnello Mistico nimbato con il monogramma di Costantino. Il sarcofago di destra è stato attribuito a Valentiniano III, il figlio di Galla Placidia, ma anche ad Onorio. La sua raffigurazione è simile a quella del sarcofago di Galla, il fronte è diviso in tre edicole e raffigura l'Agnello Mistico sul monte Paradiso con due colombe sulla croce. 

Non avete ancora avuto modo di poter andare a Ravenna..cosa aspettate?? Posso assicurare che visitare Ravenna non vi deluderà e ne vale la pena! E' una città veramente graziosa e per chi, come me, ama l'arte deve per forza andarci!

Buone visite a tutti!!
Valeria

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