Pontormo: la nuova coscienza di un luogo condiviso

Jacopo Carucci Pontormo nacque ad Empoli nel 1494 e fin da giovane ebbe una spiccata vena artistica. Lavorò dapprima nella bottega di Leonardo, poi con Piero di Cosimo e di Mariotto. Nel 1512 studiò alla scuola di Andrea del Sarto. La caratteristica principale del suo dipingere è il suo gusto anticlassico, che è alla base del manierismo, fondata sul colore timbrico, un disegno ritmico e su impostazioni spaziali diverse dalle tradizioni prospettiche. Ebbe molte influenze: Dürer per esempio, dal quale assorbe la cultura nordica. L'opera di cui tratterò in questo posto è la Deposizione di Cristo che si trova oggi in Santa Felicita a Firenze, nella Cappella Capponi. 
Quest'opera mi ha colpito moltissimo per i colori e il modo in cui vengono inseriti i personaggi nello spazio. È un'opera di rinnovamento rispetto alla tradizione del tempo. Se prendiamo in considerazioni infatti le classiche deposizioni, come quelle di Raffaello o Botticelli e giriamo l'asse allora avremmo davanti agli occhi proprio l'opera del Pontormo. Possiamo vedere come la Madonna è inserita in secondo piano, in un contesto che sembra irreale, un luogo in totale assenza di peso. I colori pastello e le poche ombre presenti nel dipinto danno una forte luminosità alla scena. 
Deposizione 1526-28
L'invenzione dell'artista è quella di mettere lo spettatore al centro dell'azione, si trova nello stesso spazio in cui da lì a poco le figure poseranno il corpo di Cristo, spazio in cui si trova l'altare e la camera sepolcrale. Siamo quindi di fronte a un nuovo modo di concepire l'opera: il dipinto e lo spettatore condividono lo stesso spazio. Questa è una nuova presa di coscienza degli artisti, capiscono che lo spettatore si rivolge alle opere stesse con le quali ha un rapporto. Perciò possiamo affermare che senza la presenza dello spettatore l'opera non avrebbe senso.   

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